Non è stato disposto il rinvio a giudizio per Dario Sannino, coinvolto nell’Operazione “Body and drugs”, del giugno 2017. Secondo il Giudice per le indagini preliminari, Sannino – manager dell’industria biofarmaceutica ed esperto in biotecnologie – non dovrà essere processato per il reato di contraffazione di banconote. Una vicenda molto complessa, e sotto alcuni aspetti ancora in fase di vaglio giudiziario. Fin dalle prime indagini su “Body and drugs”, Sannino ha chiesto di essere sentito dalla Procura per fornire una serie di chiarimenti e la documentazione necessaria per approfondire le indagini. L’operazione della Guardia di Finanza portò, nel giugno 2017, alla scoperta di due organizzazioni attive nel campo del doping all’interno delle palestre della provincia di Bari e dell’hinterland barese. Dalle indagini scaturirono 21 denunce e 13 arresti. Nel corso dell’inchiesta fu scoperto anche un giro di banconote false. Sannino, che all’epoca dei fatti lavorava per la Merck Serono S.p.A., società italiana del gruppo Merck, attivo nel settore della biofarmaceutica, fu accusato proprio di falsificazione di banconote, reato punito dall’articolo 453 del Codice penale. Il reato di falsificazione di banconote prevede, tra le altre cose, la “reclusione da tre a dodici anni e con la multa da euro 516 a euro 3.098” per “chiunque contraffà monete nazionali o straniere, aventi corso legale nello Stato o fuori; chiunque altera in qualsiasi modo monete genuine, col dare ad esse l’apparenza di un valore superiore”.
Le prime udienze legate all’Operazione “Body and drugs”, sono state programmate e si sono svolte, con estremo ritardo, soltanto pochi mesi fa, presso il Tribunale di Bari. Al termine dell’udienza preliminare, il giudice ha respinto la richiesta di rinvio a giudizio effettuata dal Pubblico Ministero per Dario Sannino. Il Pm riteneva, dunque, che l’imputato dovesse essere chiamato a rispondere, in sede dibattimentale, del reato indicato nel capo di imputazione. Nel caso di Sannino – coinvolto nell’inchiesta del 2017 in quanto dipendente della Merck Serono S.p.A – al termine dell’udienza preliminare, il Giudice per le indagini preliminari ha ritenuto che non ci fossero i presupposti per procedere. All’epoca dei fatti Dario Sannino si dimise immediatamente dalla società, e non fu licenziato, come riportato da alcuni organi di stampa, in maniera imprecisa.
I fatti, si diceva, risalgono al 2017 e agli anni precedenti. La mattina del 6 giugno 2017 i militari del Gruppo Pronto Impiego della Guardia di Finanza di Bari – coordinati dal tenente colonnello Massimo Battaglino – diedero esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura di Bari, nei confronti di oltre 10 indagati. Le indagini avevano portato alla luce due sodalizi criminali attivi a Bari, e in altri sette comuni nelle province di Bari e di Barletta-Andria-Trani, attivi nell’ambito dello spaccio e della vendita illegale di sostanze dopanti. Per quattro degli indagati fu prescritta la custodia cautelare in carcere, mentre per altri nove ci furono gli arresti domiciliari. Oltre a Sannino, tra gli altri indagati ci furono anche Marco Colella, Giuseppe Giammaria, Michele Giangaspero, Adriano Novelli, Michele Alberto, Saverio De Santis, Tommaso Favia, Michele Favia, Domenico Ludovico, Francesco Montemurro, Vincenzo Palumbo e Nicola Tedesco.
L’indagine che ha portato, poi, alla maxi operazione della Guardia di Finanza, del giugno 2017, fu molto complessa. Tra le varie prove fornite agli inquirenti, ci furono numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, mentre l’episodio che diede il via all’operazione, fu il sequestro, al termine di un controllo stradale di routine, di un carico di sostanze dopanti, tra cui anche il Saizen. Il sequestro permise, così, di scoprire l’utilizzo illecito del farmaco stesso. Questo farmaco era particolarmente “richiesto” nell’ambiente dei body builder pugliesi, perché composto da una sostanza che contiene l’ormone della crescita denominato GH. Un farmaco normalmente destinato ad usi clinici che contiene il principio attivo della somatropina, utilizzato proprio per curare gli stati carenziali di ormone della crescita (GH), dopo opportune e chiare diagnosi, e che in questo caso veniva invece utilizzato per migliorare le prestazioni “sportive”.